BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA

BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA

L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "
sapiens
" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".

Archeoastronomia in Piemonte

Sull’Imago Mundi (Immagine del Mondo), opera anonima conservata presso la "Biblioteca Corsiniana" di Roma, si legge che verso l’anno 224 dopo il Diluvio (IV millennio a. C.) Tubal e Vesion, figli o nipoti di Jafet, giunti dall’Armenia si stabilirono a Nord e a Sud del Po spingendosi fino alle sue sorgenti.
Questa singolare annotazione, che tende ad avvicinare e accomunare genti e tradizioni notevolmente distanti tra loro, la si può forse correlare all’esistenza di un substrato religioso comune, orientato verso le aree pontico-caucasiche, portatore di una consolidata tradizione agricola e quindi "astronomica".


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