BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA

BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA

L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "
sapiens
" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".

Paleoastronomia

L’osservazione del cielo sia diurna che notturna è un fatto perfettamente naturale, in fondo si tratta di un’azione del tutto spontanea legata all’ambiente che ci circonda.
Per l’uomo del Paleolitico, che viveva in stretto contatto con la natura, volgere lo sguardo al cielo era normale anche perché le maggiori sorgenti luminose provenivano dalla volta celeste.
Un altro fatto espressivo era lo scorrere del tempo, nozione insita nell’uomo sin dall’inizio delle sue tappe evolutive. La conoscenza della divisione astronomica del ciclo annuale (stagioni) era un dato acquisito, ma le sue estensioni erano ancora incerte. I primi riferimenti fondamentali erano costituiti dalle osservazioni meteorologiche scandite dalle variazioni di temperatura e di piovosità che influivano sul regime dei corsi d’acqua e sulle fasi biologiche della natura.
Altre informazioni, anche se inequivocabili ma pur sempre con insufficiente precisione, venivano assunte dall’innevamento, dai venti e dai temporali. Nel paleolitico il computo del tempo era scandito dalle fasi lunari, in particolar modo dai "pleniluni", molto importanti per la luminosità dell’astro. Questo vistoso mutamento dell’aspetto della Luna veniva già registrato intorno al 30.000 a.C. su un osso lavorato ritrovato nella regione di Les Eyzies de Tayac, nel Perigord francese.


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