BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA

BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA

L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "
sapiens
" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".

Stonehenge e il computo delle eclissi

Durante in neolitico finale nel complesso di Stonehenge fu realizzato, a ridosso del terrapieno, un cerchio del diametro di m 86,6 ca. costituito da 56 fosse con fondo piatto e pareti verticali oggi conosciute come Aubrey Holes (Buche di Aubrey).
Queste buche di circa un metro di diametro e di profondità, accolsero in un secondo momento le ceneri di defunti cremati, forse in occasione di particolari cerimonie religiose (E. Petrioli). L’ipotesi corrente esclude che tali fosse possano essere state utilizzate come vani di sepoltura, ma molto probabilmente come "fosse di posa" di pali o di pietre particolari che possedevano caratteristici significati magici (R. Atkinson).
Una funzione di tipo pratico poteva essere legata al computo del tempo che consentiva di prevedere quelli che in quel periodo erano considerati "momenti pericolosi", ossia le eclissi di Sole e di Luna. Questa affascinante ipotesi, del resto anche molto criticata, è stata avanzata da due astro-fisici Fred Hoyle e Gerald S. Hawkins i quali osservarono che il numero delle buche "56" se veniva diviso per tre riconduceva a "18,6", ovvero al valore in anni corrispondente al grande ciclo lunare (periodo della retrogradazione dei nodi dell’orbita lunare).


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